Un logo può decidere le sorti di un’azienda? Ai più esperti l’ardua sentenza.
Con l’occasione della rubrica Archeo-Logo abbiamo rispolverato un pezzo da museo che custodiamo in Garage: la Summa Quanta 20R del 1961. Mentre la stavamo fotografando ci siamo chiesti: “Ma quante varianti di logo ha avuto la Olivetti?”
Di seguito un breve riassunto dell’evoluzione storica del marchio.
Il fondatore Camillo Olivetti aveva disegnato un marchio basato sull’acronimo ICO (Ingegner Camillo Olivetti) e l’aveva fatto imprimere sui primi tre modelli di macchine da scrivere.
Insieme al primo marchio l’Olivetti aveva adottato anche un logotipo con scritta in corsivo dorata, presto sostituito poiché l’azienda voleva comunicare un’immagine moderna e avanzata, quindi, abbandonando scritte e segni di stile ottocentesco, il logotipo fu riscritto in maiuscolo stampatello.
Già dagli anni trenta mancarono regole precise sull’applicazione del logo e, per aggiornarlo e riportare un po’ di ordine, nel 1946 Giovanni Pintori rielaborò l’esile carattere usando un grassetto corposo derivato dal carattere Etrusco.
Nonostante la proposta di Pintori, la marcatura dei prodotti e delle pubblicazioni Olivetti negli anni cinquanta e sessanta non avvenne in modo uniforme anzi, si adottarono differenti soluzioni creative.
Nel 1952 il designer Marcello Nizzoli elaborò un nuovo marchio che è quello impresso in alto a destra nella nostra Summa Quanta 20R. Una greca, preceduta da una piccola lettera o in grassetto il cui significato è quello di inizio senza fine: un marchio per rappresentare un’azienda in crescita continua, la razionalità geometrica, la precisione e la semplicità. La greca di Nizzoli fu adottata in moltissimi documenti e pubblicazioni aziendali, nei negozi Olivetti, negli stand di mostre e fiere.
Purtroppo anche in questo caso mancarono regole precise: la piccola “o” che precede la greca spesso venne omessa; a volte la greca fu abbinata al logotipo (uso che verrà in seguito criticato in quanto il simbolo divenne una informazione puramente grafica e accessoria).
Negli anni sessanta il logotipo di Pintori venne ridisegnato seguendo le tendenze grafiche del momento: le lettere furono ammorbidite, la distanza tra lettere ridotta dilatando il tratto dei singoli caratteri.
Per evitare una certa anarchia nell’uso del logo, alla fine degli anni sessanta si decise di definire in modo formale il logotipo e le norme di corporate identity.
Il progetto, affidato a Walter Ballmer, portò a una efficace accentuazione dell’immagine di solidità dell’azienda e ad una maggiore visibilità della scritta, grazie a un lettering che assume quasi la valenza di simbolo grafico. Dal 1993 l’azienda ha adottato un nuovo Corporate Identity Programme che riconferma il logotipo di Ballmer, introducendo (per l’ennesima volta) alcune modifiche nel suo impiego.
In questa occasione l’Olivetti abbandona definitivamente la greca di Nizzoli.
Dal 1993 non sono mancate altre modifiche.
Cosa dobbiamo aspettarci ancora?
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